#Smartworking
Uno degli argomenti di cui si è
parlato maggiormente negli ultimi tempi è lo smart working ovvero la possibilità svolgere il proprio lavoro direttamente
da casa, senza recarsi sul luogo di lavoro.
Oltre allo stress e alla preoccupazione causati dalla diffusione dell'ormai tristemente famoso COVID-19, il lockdown ha causato la coatta riorganizzazione del lavoro in modo piuttosto repentino.
Molti avranno pensato: "Avrò molto più tempo per me e per la mia famiglia!" oppure "gestirò meglio il mio tempo!". Ma è realmente così? È vero che lo smart working ci ha permesso di avere più tempo libero?
Sebbene non esista una risposta univoca a questi interrogativi, vale comunque la pena valutare il fenomeno analizzandone i vantaggi e gli svantaggi.
Quali i principali vantaggi?
Gli effetti positivi derivanti dalla possibilità di lavorare senza obbligo di presenza sono rinvenibili principalmente in termini di maggiore autonomia nello svolgimento del proprio lavoro, a cui si aggiungono senza dubbio risparmi di carattere economico (quali ad esempio i consumi di carburante legati agli spostamenti) e di tempo. Si ha inoltre una minore necessità di ricorrere ad aspettative, permessi e contratti part-time ed un potenziale aumento della produttività nel caso in cui il contesto domestico risulti particolarmente favorevole allo svolgimento dell'attività lavorativa.
Quali gli svantaggi?
Una delle principali problematiche legate allo smart working è quella per cui il tempo libero derivante dal cosiddetto lavoro agile raramente viene usato per sé. In altre parole, si rischia di passare "al lavoro" molto più tempo del consueto orario d'ufficio, come se mancasse un confine netto tra la giornata lavorative ed il tempo da trascorrere a casa con i propri cari.
Nel contesto familiare, inoltre, tale modalità potrebbe essere percepita come meno impegnativa di quella a cui si è solitamente abituati e ciò potrebbe determinare un aumento delle richieste da parte degli stessi conviventi. Per non parlare poi delle persone che hanno condizioni familiari particolarmente critiche: coppia in crisi, genitori anziani in casa, gli stessi figli che non vanno a scuola. In tutti questi casi, l'onere della doppia gestione lavoro-famiglia e, soprattutto, il fatto di non poter "evadere" dal contesto potenzialmente in certi casi potrebbero incidere sul benessere psicologico del lavoratore, anche a scapito della sua stessa produttività. In altre parole, se prima magari quelle ore al lavoro, benché impegnative, rappresentavano un momento di evasione da determinati contesti, quasi a ritagliarsi un momento per sé, ora invece, per effetto dello smart working, il contatto con i problemi potrebbe persistere per l'intera giornata.
Il lavoratore, inoltre, non frequentando quotidianamente il posto di lavoro, potrebbe ritrovarsi in una sorta di isolamento sociale; anche se i contatti vengono mantenuti con l'ausilio della tecnologia, il rischio di una perdita dell'aspetto sociale del lavoro, utile per il benessere psicologico del lavoratore stesso, è concreto.
Come affrontare al meglio lo smart working?
In primo luogo è consigliabile mantenere gli orari abituali, come se ci si dovesse recare fisicamente sul luogo di lavoro. Vestirsi adeguatamente e ridurre al minimo le distrazioni sono ulteriori elementi utili a mantenere elevata la propria produttività.
Un ulteriore consiglio è quello di pianificare al meglio le attività da svolgere dandosi autonomamente delle scadenze ed evitare di procrastinare. Ciò aiuta il lavoratore ad organizzare i propri tempi senza accumulare stress. E' importante concedersi delle pause ogni 50 minuti oltre a cercare di usare sedute consone e preferibilmente ergonomiche (evitate il divano!)
Questi accorgimenti potrebbero evitare il rischio che il lavoratore finisca in "burnout", cioè che accusi una serie di sintomi di stress cronico dovuto alla situazione lavorativa, ritenuta logorante.
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Nonostante alcuni aspetti positivi, lo smart working può quindi essere fonte di stress per il lavoratore.
Come si può affrontare tale stress?
L'aspetto fondamentale su cui ci si dovrebbe concentrare è quello emotivo: quali sono i vissuti dell'individuo dietro a questo forte stress?
Il cambio di abitudini e di equilibri familiari porta a un cambiamento anche della percezione che i figli hanno della figura genitoriale e che il coniuge ha dell'altro coniuge; questo può mettere in crisi anche la percezione che abbiamo di noi stessi e del genitore o del partner che siamo stati fino a questo cambiamento.
Un percorso psicoterapeutico può aiutare a comprendere ed affrontare gli stati emotivi emersi in questa situazione che ha portato a un cambiamento "forzato", non di certo scelto consapevolmente dal lavoratore. Porterà anche a comprendere meglio la rappresentazione che avevamo di noi stessi e perché questo cambiamento di dinamiche è stato così traumatico da creare stress.
Oltre al più volte citato cambiamento, il peggioramento delle dinamiche familiari può avere cause ed effetti diversi per ogni individuo e per ogni nucleo familiare.
Da questo presupposto si può partire alla scoperta della difficoltà emotiva e della sua risoluzione.
dott.ssa Francesca Castellano